Osservando
le opere di Dina Cangi percepiamo forme che emergono dal profondo
della terra come se uscissero a cercare una luce che alla fine trovano,
abbagliante, nel più completo silenzio.
Esse sembrano nascere spontanee dalla mano della pittrice soltanto
evocate da lei, in preda ad un sereno abbandono. Spesso basta che
i colori siano diversi per dare sembianze nuove alle stesse forme
ricordando paesaggi nuovi. Sì, forse la sensazione che più
spesso comunicano queste opere è che si tratti di paesaggi
abbandonati in cui l'uomo non ha lasciato alcuna impronta e che si
presentano a noi popolati ora da relitti di un mondo subacqueo, ora
da resti di civiltà bruciate dal sole e dal tempo. In ogni
caso questi paesaggi sembrano aver conosciuto già
da millenni il calore del sole o il fresco della luna, e per la loro
lunga esposizione alla storia ci abbagliano con una luce magnetica
ed indelebile alla nostra immaginazione. Noi siamo stimolati a viaggiare
in questa era, in questi luoghi che non capiamo se siano della memoria
o del futuro e che offrono una fuga e un rifugio a chiunque voglia
sentirsi in esilio volontario dal caos o dal quotidiano o da tutte
le forme riconoscibili dell'arte.
Sappiamo bene che se di luoghi vogliamo parlare si tratta di luoghi
interiori dato che nelle opere di Dina Cangi anziché trovare
paesaggi fisiamente esistenti dovremmo vedere piuttosto simboli, meditazioni
e visioni interiori dell'artista.
La gamma cromatica è scelta sapientemente di volta in volta
a formare sempre composizioni raffinate, sia che si tratti di gradazioni
di rosso come ricordo di combustioni, deflagrazioni, incandescenze,
sia che siano gli azzurri a predominare, come ombre notturne, bagliori
lunari, oppure oggetti abbandonati in fondo ad un acquario. Talvolta
troviamo anche atmosfere più pacate con gialli di maree dorate,
di deserti o di lagune dagli specchi d'acqua incantati.
Quello che è sempre costante è la scelta delle forme
poste in primo piano che si sviluppano come per stratificazioni successive
con sottofondi di luce che danno loro rilievo e contribuiscono ad
inserirle nello spazio: questi a volte sembrano strati di nubi oppure
cieli squarciati dalla luce di un sole incandescente; altre volte
sono semplicemente delle atmosfere create da gradazioni di colore
che viene sfumato in passaggi tonali morbidi e indefiniti. Grazie
anche alla composizione bilanciata, equilibrata nei toni e nei volumi
che ne risulta, l'impronta delle sensazioni offerte dalle opere di
Dina Cangi rimane segnandoci l'anima con una serenità ed un'armonia
che spesso perseguiamo a lungo.