(...)
Le sue tele si impongono immediatamente per l'equilibrio compositivo
e la seducente atmosfera dei soggetti.
I colori intensi, disposti in velature e sovrapposizioni successive,
rendono profondi i toni ed i significati do una pittura che muovendosi
dall'astrattismo, si realizza poi in riaffioramenti figurativi intorno
ai quali si costruisce il dipinto e l'aura di mistero che ne avvolge
la poetica (...)
E' universo
interiore sul quale la Cangi ha aperto la porta scendendo a sondare
territori nascosti che si alimentano con la profusione dell'inconscio
e dove tutto si mostra chiaramente solo per un attimo, tutto sembra
intensamente vivo per un istante, ed è già trasfigurato
in un antico ricordo.
La pittura di Dina Cangi, pervasa di valenze celatamente umorali,
si configura come viaggio psichico nell'alveo abissale della dimensione
interiore del vissuto, riconsegnando alla tela una sorta di confessione
iconico-immaginativa. Le raffigurazioni delle emblematiche annotazioni
ricognitive, filtrate da emergenze formali inconsce e designazioni
evocative, sottolineano l'appartenenza pittorica a superstiti ispezioni
di memoria di qualificato spessore surreale. Alla decantazione dell'esperienza
astrattista dell'artista si unisce il piacere della manipolazione
coloristica per una ricerca di equilibrio compositivo delle configurazioni
cromatiche che disposte in velature e successive sedimentazioni si
realizzano poi in riaffioramenti intorno ai quali si avvera l'evento
pittorico.
In atmosfere sospese, lirismo crepuscolare spettacolarmente lucido,
Cangi immerge lo sguardo a sondare territori nascosti restituendo
dai fondali della coscienza immagini che si esibiscono nella brevità
di un istante per poi essere riassorbite dall'immenso serbatoio della
memoria perduta.