Nella
pittura di Dina Cangi si apre uno spazio di visione, nel quale immaginazione
e natura convivono con grande equilibri aprendo il campo ad una azione
creativa libera e intensa.
Il percorso estetico della pittrice che i precedenti esami critici
hanno illustrato nella sua evoluzione con molta cura ci ha condotto
alla matrice del suo linguaggio da ricercarsi nell'influenza di scuola
umbra, in particolare della generazione post-informale. I segni plastici
di emblematiche figure compositive acquistano altro spessore dopo
i primi anni di attento apprendistato, uno sguardo alla tradizione
classica sugli archetipi offerti da un territorio affascinante, un
altro sguardo ai fenomeni collaterali che inducono a un fervoso rigore.
Sul fondamentale assunto di ordine spaziale si innesta il problema
dell'oggetto, sia una forma vegetale sia una figura sia un reperto
quotidiano intriso dagli umori dell'uso. La dimensione della pittura
di Dina Cangi è in questo senso esplicativa relativamente al
processo di crescità di una entità figurale - che può
assurgere anche a simbolo nel corpo stesso della materia, come immediata
esigenza di penetrazione nell'intimità delle cose.
Così la Cangi si è mossa sul duplice piano di allontanamento
e di focalizzazione dell'oggetto naturale, svisandone gli elementi
costitutivi e giocando sui vari livelli, in una sensibile spazialità.
La continuità dialettica del suo operare presuppone coerenza
culturale ed emozionante creatività così come i suoi
colori corruschi corposi accesi di ori e di barocche illuminazioni
presuppongono una precisa intenzione letteraria nella composizione
di ogni tema mai lasciato al solo istinto.
Il rapporto tra l'artista e l'ambiente parte da una profonda analisi
oggettiva, sino all'assunzione lirica ad alta tensione drammatica
che l'opera conclude con l'estricazione dell'idea promotrice.
E' certamente una identificazione con il problema stesso dell'origine,
declinando la sostanza dell'oggetto nel processo di interpretazione
dell'immagine. Una condizione necessaria per Dina Cangi che penetra
con abilità nella organicità stessa della materia per
riportarla visivamente sulle tele con forte e risolutiva espressività.