Il
linguaggio pittorico di Dina Cangi, sebbene oggi evoluto rispetto
agli esordi rivelandosi in linea con un'assidua ricerca di forme espressive
fuori da ogni schema, e divenuto nel tempo oggetto di costanti trasformazioni
dettate da momenti emozionali e concettuali diversi, è ancora
fedele ai principi fondanti che da sempre caratterizzano le sue opere.
Prima di ogni altro elemento, immutabile è rimasto il ruolo
della luce, che in ogni caso si dimostra capace di "aprire"
spazi infiniti aprendo varchi tra stratificazioni materiche attraverso
passaggi tra chiaro e scuro, risultando non estranea a bagliori improvvisi
dal forte impatto visivo. Altrettanto fondamentale è la natura,
sempre trascritta attraverso la propria fantasia e, come tale, ricca
di allusioni e di riferimenti ad un mondo interiorizzante connesso
a ricordi ed a emozioni personali. La descrizione di un mondo interiore
e la trasposizione concreta e tangibile di un sentire trasfigurato
sono le "linee guida" di una dimensione materica, nella
quale emergono in superficie reperti e frammenti recuperati dall'abisso
e che, esaltati dalla luce nelle pieghe della materia stessa, creano
un contrasto straordinario tra spazio, profondità e volume.
Composizioni raffinate, plasticamente bene organizzate e cariche di
atmosfere sospese tra reale e irreale caratterizzano l'intera produzione
della Cangi. Forti passaggi tonali irrompono nella superficie dando
a questa un senso di forte dinamismo e creando un contrasto deciso
tra l'esterno e l'interno del quadro, dominato sempre in primo piano
da masse di colore e materia. Ogni opera si presenta come una rapida,
nonché improvvisa e istantanea apparizione e materializzazione
di un'emozione, di un pensiero, dimostrandosi capace di divenire icona
di sensazioni sempre diverse e concettualmente ricche di valori profondi.
Abbandonando le prime e giovanili forme di stratificazione, oggi la
Cangi fonde nuclei materici in un magma denso di spazi e di forme
insolite e variegate che si muovono sulla superficie incidendola o
proiettandola verso l'esterno.