Considerando
la passata e la recente produzione artistica di Dina Cangi si può
delineare un arduo percorso che va dai più segreti penetrali
dell'ombra al vasto e liberatorio respiro della luce.
L'artista aretina si era fino a ieri distinta per una pittura preziosamente
arcaizzante, con opere che potremmo definire liminari, accortamente
giocate sulla soglia, sul confine fra figurazione e astrazione.
Dal fondo "notturno" e dall'impianto astratto del dipinto
affioravano preziose e suggestive vestigia di figurazione, adombranti
arcaici e arcani reperti di civiltà sommerse. Altrettanto preziosa
era la stratificazione di materia funzionalmente eterogenea, in una
ricerca squisitamente materica e cromoluminare, nel contrasto dialettico
dell'ombra e della luce.
Si trattava di una pittura criptica e polisemica, aperta all'interpretazione,
volta appena a fornire la vaga suggestione di una traccia, quindi
essenzialmente allusiva, atta a promuovere risonanze interiori e a
favorire i liberi "prestiti" proiettivi dl riguardante.
Il riferimento era pressochè costantemente, come testimoniavano
i titoli stessi delle opere, a un mondo ctonio, "infero"
e sommerso e ai suoi arcani affioramenti, ancora sospesi fra rivelazione
e nascondimento. Un mondo sotteraneo che nel suo rimando simbolico
adombrava l'incoscio psichico. Ma in quell'universo "notturno",
in quei segreti penetrali dell'ombra, vengono gradualmente insinuandosi
il presagio, l'annuncio e quindi la rivelazione della luce. In una
fase intermediaria, tra la passata e la nuova produzione, prende forma
un mondo ancora conteso e sospeso fra ombra e luce, dove però
tendono sempre più ad evidenziarsi la tensione ed il senso
di un procedere verso un luminoso "altrove".
Con la più recente ed attuale produzione, compiuta la catabasi,
è catarticamente iniziata l'anabasi dell'artista. Dina Cangi
ora non dipinge il mondo "infero", bensì il mondo
superno", il respiro cosmico della luce, l'aria e le nuvole che
spaziano nel cielo, che nei suoi dipinti è reale e nel contempo
visionario e fantastico. Può pervenire a questa luce fantasmatica
e rivelatrice solo chi ha interiorizzato e superato, catarticamente,
il dominio dell'ombra.
La nuova produzione ha introdotto rilevanti modificazioni ( e non
soltantosul piano contenutistico) nella pittura dell'artista: nelle
opere più recenti infatti non compare più la stratificazione
materica, così come non compaiono la connotazione "liminare"
e l'apertura polisemica. Si manifesta invece ancora, fors'anche ulteriormente
affinata, la peculiare sensibilità cromoluminare; così
come permane, pur sottilmente trasformandosi, la suscitante potenzialità
allusiva. Si possono quindi agevolmente cogliere, nel complesso della
produzione della Cangi, le modificazioni e le costanti, nella pregnanza
di significato di un percorso (e di una ricerca) insieme esistenziale
e artistico. La pittrice aretina ora dipinge cieli che sono naturalistici
e nel contempo fantastici, quindi (oltre l'aspetto meramente referenziale)
allusivi e aperti all' "oltranza" visionaria: dipinge un
cielo fenomenico e concreto e nel contempo l'"altro" ( e
l' "oltre") cielo. Anche le sue opere recenti sono quindi
sottilmente evocative, atte a favorire i processi e i "prestiti"
proiettivi del riguardante. "Tutto scorre", ha scritto Eraclito,
e fors'anche il dipingere corrisponde (nell'ansia umana per il divenire
cosmico) al bisogno inconscio di sospendere il tempo, di fermare illusoriamente
l'attimo fuggente, sia pure il momento lieve di un transito di nubi.